lunedì 16 aprile 2007

il nuovo libro di Joseph Ratzinger su Gesù di Nazret

Gesù di Ratzinger

di g.g.

Joseph Ratzinger ha sbagliato titolo per il suo libro. Il suo Gesù non è quello di Nazaret, piuttosto avrebbe dovuto intitolare la sua opera “Gesù Cristo, Figlio di Dio”. Non si tratta, infatti, di un libro sulla figura storica di Gesù di Nazaret (il titolo si rivela ingannevole) ma sul Gesù della fede cristiana (cattolica), come il papa stesso ha affermato.


Ma quali sono gli intenti di questo libro? Perché un papa, un teologo dogmatico e sistematico come Ratzinger, tra l’altro una persona che non ha mai dedicato i suoi studi alla cristologia, ha sentito il bisogno di scrivere un opera su Gesù di Nazaret (almeno così annuncia il titolo)?
Cerchiamo di rispondere a questa domanda analizzando i temi trattati nel libro e mettendo in evidenza le numerose contraddizioni che si possono ritrovare nell’opera del teologo bavarese.


1. Ratzinger afferma che l’unico Gesù storico è il Gesù narrato nei vangeli. Con questa affermazione, inesatta per la maggior parte degli studiosi di letteratura cristiana e di esegesi biblica (è ormai fatto acquisito, da anni, il contrario. Un fatto elementare), il pastore tedesco rinuncia al metodo storico-critico, rinnegando fra l’altro il magistero della chiesa che in un documento del 1943 (Divino afflante Spiritu) riconosce la validità di questo metodo storico. Questo è un gesto che vuole mettere una pietra sopra a tutta la ricerca storica su Gesù. Ormai anche i bambini sanno che il Gesù narrato nei vangeli è il Gesù della fede, il Cristo elaborato dalla prima comunità cristiana dopo un lungo processo. I vangeli non sono documenti che raccontano la storia di Gesù da un punto di vista scientifico e cronologico, questo è chiaro, ricostruiscono soggettivamente la figura di Cristo agli occhi della fede dei primi cristiani.


2. Ratzinger mette un’altra pietra. Questa volta si tratta della teologia e della ricerca biblica femminista. Afferma “Madre non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio”. In realtà non si comprende una simile esclamazione in un libro sul Gesù storico. È chiara l’intenzione polemica! Dio non è né maschio né femmina, questo è ovvio, ma nella tradizione biblica sono molte le categorie di genere femminile che vengono attribuite a Dio: misericordia (immagine del grembo materno); sapienza; ruah (spirito di vita, soffio vitale, poi lo Spirito Santo della dottrina cristiana). Il lavoro delle teologhe femministe ha portato in evidenza questi aspetti narrativi del genere ricostruendo minuziosamente i sentieri dell’identità femminile nella tradizione biblica. Hanno ricostruito con gli strumenti delle scienze umane, in particolare l’antropologia, le ragioni del patriarcato che ha influito, ovviamente, sul modo di narrare Dio. Ratzinger evidentemente non conosce l’antropologia culturale e con una logica dogmatica, che sfocia nel ridicolo e nel naif, afferma: “Gesù ci ha insegnato a pregare Padre nostro” e non Madre nostra ergo Dio è Padre. Come può un teologo serio non pensare che il modo di narrare Dio, il suo genere, le sue caratteristiche, ecc, dipendano dalla cultura, dall’ambiente, ecc, che ha determinato quella narrazione, e dalla fede ancestrale degli uomini e delle donne? Ratzinger pretende, nella sua dogmaticità, di conoscere Dio ontologicamente, di schematizzare il mistero in una dottrina comprensibile e conoscibile razionalmente. Il mistero può essere conosciuto soltanto lasciandolo irrompere nel quotidiano e nella storia, Dio non possiamo possederlo. Inoltre il teologo tedesco contraddice nuovamente il magistero petrino, papa Albino Luciani (Giovanni Paolo I) aveva affermato che Dio è “Padre e Madre”, questo è un’ulteriore passo indietro che fa provare nostalgia per un papa, come Lucani, che aveva anche affermato durante il suo breve ministero: “sono un povero cristo vicario di Cristo”. Chissà se Ratzinger pensa di essere un povero cristo?


3. Questo libro di Ratzinger costituisce l’atto di morte della teologia (secondo lui). La teologia deve essere ancella della dottrina: deve spiegare e non mettere alla prova, deve rendere comprensibile e non ricercare. Ratzinger dice che l’Anticristo insegna teologia all’Università di Tubinga (qualcuno dice voglia essere un riferimento ad Hans Küng, noi possiamo dire che anche Ratzinger insegnò a Tubinga…).


4. L’affermazione “ognuno sarà libero di contraddirmi” non indica una disponibilità al dialogo e un’apertura al dibattito – così come ha sottolineato il cardinale Schoenborn – ma uno specchietto per le allodole. O, al massimo, di una finzione manzoniana. Di questo si tratta.


Ci sarebbero ancora molti altri punti da discutere. Ma noi non abbiamo letto il libro in questione, questa non è una critica seria, e non lo leggeremo mai perché non ce ne può fregare di meno (se non per i danni che provocherà tra il popolo di Dio). Questo libro è una grossa operazione commerciale, è edito da una casa editrice di divulgazione (non certo di libri di studio), è scritto “semplicemente” per poter arrivare al grande pubblico. I maligni potrebbero pensare che Ratzinger scrive così “semplicemente” per la sua mediocrità, ma in realtà la sua mediocrità come teologo appare soprattutto quando si tratta di affrontare i contenuti. Il papa è riuscito, negli anni, a costruirsi una fama di grande teologo che in realtà non gli appartiene, si vede bene nei suoi scritti, grazie anche all’aiuto di altrettanti mediocri che l’hanno sostenuto in questo: filosofi, esponenti del mondo della cultura, tutte persone che si definiscono laici ma che non esitano, tutti insieme come scimmiette, a partecipare al bacio della pantofola.


Siamo certi però di una cosa: la nostra fede è la fede dei nostri padri e delle nostre madri, dei poveri, dei piccoli, di quelli che sono emarginati e che non trovano posto nelle narrazioni ufficiali. Per questa ragione, che è ragione e fede insieme, senza schemi e volontà di distinzioni, possiamo continuare ad affermare ciò che i padri della teologia della liberazione dichiararono a Meddelin:


“Crediamo in Dio,
creatore di un mondo non ancora finito,
non di un mondo che è così e che così deve continuare,
come se Dio avesse proposto un piano eterno di sviluppo
nel quale noi non possiamo partecipare.


Crediamo in Dio,
che non ha diviso gli uomini in ricchi e poveri,
in professori ed ignoranti, in padroni e schiavi”.

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