lunedì 11 giugno 2007

Peppino Impastato: l'esempio.

Ciuri di campo.


Quando le cose sembrano non poter cambiare mai il nostro ricordo va’ ai martiri della giustizia, coloro che hanno dato la vita per le loro idee, per un mondo 'altro', per la giustizia.


Ultima trasmissione di Radio Aut (Cinisi - Palermo) il giorno della morte del compagno Peppino Impastato (testo tratto dal film «I cento passi» di Marco Tullio Giordana):

[al microfono Salvo Vitale, evidentemente scosso]
Questa mattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio di chiusura della campagna elettorale.
Non ci sarà nessun comizio, non ci saranno più trasmissioni.
Peppino non c'è più, Peppino è morto, si è ucciso.
Sì, non sorprendetevi, è andata proprio così!
I carabinieri lo dicono, lo dice il magistrato... hanno trovato un biglietto: voglio abbandonare la politica e la vita... questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione... e lui per abbandonare la politica che cosa fa?
Va’ alla ferrovia, picchia la testa contro un sasso, macchia di sangue tutto intorno, poi si avvolge nel tritolo e salta per aria sui binari... suicidio!
Come l'anarchico Pinelli, che vola giù dalla finestra della questura di Milano, come l'editore Feltrinelli che salta su un traliccio dell'Enel... questo leggerete sui giornali, questo vedrete alla televisione... anzi non vedrete proprio niente... perchè questa mattina giornali e televisione parleranno di un fatto molto più importante... del ritrovamento a Roma dell'onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle brigate rosse.
E questa è una notizia che fa impallidire tutto il resto, per cui: chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia!
Chi se ne fotte di questo Peppino Impastato!
Adesso spegnetela questa radio, giratevi dall'altra parte.
Tanto si sa come va a finire, si sa che niente può cambiare.
Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso... quella che non aveva Peppino... domani ci saranno i funerali... voi non andateci! ...lasciamolo solo!
E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo!
Non perché fa paura ma perché ci da sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace!
Noi siamo la mafia! E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso, tu sei stato un ingenuo, un nudo ‘miscato cu’nente!



Ho preso questo intervento da un blog di un giovane palermitano che tutti i giorni si trova a giustificare, a se stesso, e a coloro che lo circondano cosa vuol dire lottare per cambiare lo stato delle cose, cosa significa avere delle idee forti su cui poggiare la propria vita con coerenza. Questa la sua introduzione all’intervento:

«Ho deciso di pubblicare questo intervento dopo ke qlke sera fa al tam tam.. un ragazzo ha provato a farmi capire ke la sicilia è così..e ke nnte e nessuno può cambiarla e ke lottare è inutile....

io amo la mia terra... e la difendo con i denti.. disposto a qlsiasi sacrificio.. anke nelle piccole cose.. quelle ke ci sembrano meno importanti.. lotta continua.. ad ogni forma di mafia e di fascismo...»

Fiore di campo nasce

dal grembo della terra nera,

fiore di campo cresce

odoroso di fresca rugiada,

fiore di campo muore

sciogliendo sulla terra

gli umori segreti.

Peppino Impastato


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