martedì 27 marzo 2007

una riflessione sui tempi "ecclesiali" difficili che stiamo vivendo

La fede della crisi
di g.g.

Per questo blog, un diario che guarda al mondo della teologia e della fede, in un’ottica liberazionista (anche se dal nord del mondo) questi giorni non possono che essere momenti di crisi. Le continue intromissioni vaticane nel campo della politica e della ricerca teologica sono un attacco frontale all’impegno di tanti cristiani, di chi ogni giorno cerca di costruire un mondo ‘altro’, una terra liberata dall’oppressione, dal patriarcato, dalle discriminazioni di genere, sesso, cultura, religione.

Queste prese di posizione, reazionarie e autoritarie, sono uno scandalo per tanti ‘piccoli’, tante sorelle e tanti fratelli, che con fatica cercano la fede e operano tentando di scorgere la volontà di Dio, e la strada verso il Regno. Non si possono non ricordare le parole del vangelo di Marco: «chiunque sarà occasione di scandalo a uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che gli appendessero al collo una macina da mulino e lo gettassero in mare».

In questi giorni, quando sembra che tutto il lavoro fatto finora sia stato vano, non posso che guardare a tante persone, attorno a me, che si sentono schiacciate sempre più da questa chiesa istituzione, e per questa ragione sono ostacolati nel loro percorso di fede. E molte volte sono spinte a rinunciare a causa di queste condanne senza appello. Mi vengono in mente le parole di fede che frei Betto ha scritto nei giorni scorsi, dopo aver appreso la notizia di condanna nei confronti del teologo Jon Sobrino: «Credo nel Dio liberato dal Vaticano e da tutte le religioni. Il Dio che è antecedente a tutti i battesimi, preesistente ai sacramenti e che va oltre tutte le dottrine religiose. Libero dai teologi, si dirama gratuitamente nel cuore di tutti, credenti e atei, buoni e cattivi, di quelli che si credono salvati e di quelli che si credono figli della perdizione, e anche di quelli che sono indifferenti».

Un messaggio di speranza sembrerebbe difficile, ma chi nel suo cuore sente forte l’anelito della liberazione non può perdere la voglia e la forza di cercare sempre, di essere sempre in ricerca, di risalire il fiume fino alle fonti, fino a Gesù di Nazaret. L’uomo che duemila anni fa si scontrò con i poteri politici e religiosi del suo tempo, e che nonostante questo testimoniò un messaggio di speranza che ancora oggi spinge gli uomini a cercare la strada della giustizia di Dio.

Oggi l’invito, a chi lotta per una fede liberata, potrebbe essere di continuare con speranza il lavoro di ricerca. Continuare a scrivere sulla sabbia, accanto a chi vorrebbe lapidare l’adultera, i nomi e i cognomi di chi ha sbagliato, di chi ipocritamente vorrebbe dettare agli altri leggi pesanti e senza amore, nonché prive di senso agli occhi di Dio, caricando le vite dei fratelli e delle sorelle di fardelli insostenibili, architettati per la sopravvivenza stessa della casta sacerdotale gerarchica.

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