martedì 17 aprile 2007

Gesù di Ratzinger: un commento da chi ha letto

Pubblichiamo il commento di Franco Barbero (apparso sul blog http://donfrancobarbero.blogspot.com/) sul libro di J. Ratzinger Gesù di Nazaret. Don Franco lunedì ha subito comprato e letto il libro, in 9 ore, ed è in grado di dare un commento a ragion veduta. Non tutti però possono permettersi di spendere 19,50 euro e 9 ore di tempo per questa lettura. (cfr.http://teologiaeliberazione.blogspot.com/2007/04/il-nuovo-libro-di-joseph-ratzinger-su.html )


L'ultimo libro di Ratzinger
di Franco Barbero

Non avevo grandi aspettative quando ho acquistato l’ultimo libro di Joseph Ratzinger. Sapevo benissimo che il papa non è uno specialista né in esegesi biblica né in cristologia. Ma, un po’ per curiosità e un po’ per dovere di aggiornamento e di cronaca, mi sono precipitato in libreria e mi sono accinto alla lettura. Il titolo, siccome della “figura” di Gesù e delle ricerche cristologiche mi occupo da almeno 40 anni con crescente passione, non poteva che invitarmi alla lettura e al confronto con un teologo che probabilmente è più grande per la cattedra che occupa che per i suoi scritti.
Ma l’impatto con il libro, dopo quasi 9 ore di lettura, è stato singolare. Mi sono trovato non davanti ad una ricerca condotta con i metodi delle scienze bibliche, ma immerso in pagine di ben nota “cultura cattolica”. Vorrei dire che si tratta di prediche papali in cui Gesù di Nazaret è letto con occhiali dogmatici funzionali all’istituzione. Chiudendo questo volume, non credevo ai miei occhi. Due secoli di ricerche storiche, bibliche ed ermeneutiche buttate alle ortiche. Non sto parlando del fatto che Ratzinger abbia una interpretazione della “figura-funzione” di Gesù diversa da gran parte della ricerca attuale: le differenze sono sempre preziose e degne di attenzione. Mi ha letteralmente spiazzato e colpito il fatto che il teologo Ratzinger liquidi con una sconvolgente superficialità migliaia di studi di Autori e Autrici ben diversi e più qualificati dei suoi.
Da ben 35 anni Ratzinger, arcivescovo-cardinale-papa, non ha certo potuto coltivare la ricerca e affinare gli strumenti (del che non può essere in alcun modo incolpato). Ben altri sono stati i suoi impegni istituzionali e ufficiali. Non pensavo, ovviamente, di trovarmi di fronte ad uno scritto della levatura di Barbaglio, Ortensio da Spinetoli, Pesce, Knitter, Kung, Molari, Sobrino, Schillebeeckx, E. Johnson, Balasuriya, Vouga, Haight e mille altri/e. Sapevo benissimo che Ratzinger non può essere messo al livello di questi studiosi che sono dei veri specialisti rispetto agli studi di Gesù di Nazareth. Ma sinceramente non pensavo che si potessero ancora ribadire con tanta forza talune “formulazioni dogmatiche”, senza tener conto della svolta ermeneutica ben segnalata da tempo anche da teologi cattolici ufficiali come Meier, Geffré… Il ribadimento dogmatico è fonte di banalizzazioni e la radicalità cristiana viene confusa con il radicalismo religioso. Sembra, a lettura conclusa, che due siano i nemici del cristianesimo: il mondo moderno e i teologi cristiani.
Eppure questo libro, che ci ripropone tutto il catechismo della nostra infanzia con accenti dottrinari perentori, a me sembra estremamente significativo per due motivi.In primo luogo rappresenta il sincero e chiaro ritratto spirituale-psicologico e teologico del papa Benedetto XVI. In queste pagine ho trovato più lui che non Gesù di Nazaret, il maestro della mia fede. Davvero qui incontri il “filosofo”, il “militante” il credente Ratzinger. In secondo luogo, queste pagine disegnano qual è l’orizzonte teologico e pastorale che l’attuale pontificato impone alla chiesa cattolica. Chi va fuori da queste “righe” si trova fuori pagina, “extra ecclesiam”. Questo è il problema. E’ assai consolatorio scrivere che il libro “non è un atto magisteriale” se poi il papa, in tutte le sedi magisteriali, impone questo “catechismo”. Resta il pregio di una forma letteraria non priva di fascino, con un forte appello esortativo ad una vita cristiana intensa.
Ma questo Gesù per me è quello da cui mi sono congedato da molto tempo. Il Gesù dei dogmi non mi interessa, quando esso viene a trovarsi in contrasto con il Gesù ebreo, che secoli di studi ci aiutano ad avvicinare e a comprendere un po’ meglio. Nel rigoroso rispetto di questa interpretazione ratzingeriana di Gesù, constato il mio ampio dissenso e penso che sia assolutamente normale essere diversi nella stessa chiesa. Non si è un’altra chiesa, ma una chiesa “altra”. Va da sé che questo libro risulterà confortante, rassicurante e graditissimo a quei credenti per i quali la fede funziona come piattaforma di certezze inossidabili. Per me e per tanti altri queste pagine sanno troppo di manifesto ideologico e di prontuario moralistico.
Ringrazio Dio di aver avuto ben altri maestri che, nel lungo corso dei miei anni e dei miei studi, mi hanno appassionato alla vita, alla persona e alla fede di un Gesù di Nazaret assai diverso. Questi maestri, a ben guardare, sono quasi tutti tra coloro che negli ultimi trent’anni Ratzinger ha defenestrato, sconfessato, sospeso, processato. Chi vuole rileggersi il catechismo e risentirsi le predicazioni del papa, corra in libreria.

lunedì 16 aprile 2007

il nuovo libro di Joseph Ratzinger su Gesù di Nazret

Gesù di Ratzinger

di g.g.

Joseph Ratzinger ha sbagliato titolo per il suo libro. Il suo Gesù non è quello di Nazaret, piuttosto avrebbe dovuto intitolare la sua opera “Gesù Cristo, Figlio di Dio”. Non si tratta, infatti, di un libro sulla figura storica di Gesù di Nazaret (il titolo si rivela ingannevole) ma sul Gesù della fede cristiana (cattolica), come il papa stesso ha affermato.


Ma quali sono gli intenti di questo libro? Perché un papa, un teologo dogmatico e sistematico come Ratzinger, tra l’altro una persona che non ha mai dedicato i suoi studi alla cristologia, ha sentito il bisogno di scrivere un opera su Gesù di Nazaret (almeno così annuncia il titolo)?
Cerchiamo di rispondere a questa domanda analizzando i temi trattati nel libro e mettendo in evidenza le numerose contraddizioni che si possono ritrovare nell’opera del teologo bavarese.


1. Ratzinger afferma che l’unico Gesù storico è il Gesù narrato nei vangeli. Con questa affermazione, inesatta per la maggior parte degli studiosi di letteratura cristiana e di esegesi biblica (è ormai fatto acquisito, da anni, il contrario. Un fatto elementare), il pastore tedesco rinuncia al metodo storico-critico, rinnegando fra l’altro il magistero della chiesa che in un documento del 1943 (Divino afflante Spiritu) riconosce la validità di questo metodo storico. Questo è un gesto che vuole mettere una pietra sopra a tutta la ricerca storica su Gesù. Ormai anche i bambini sanno che il Gesù narrato nei vangeli è il Gesù della fede, il Cristo elaborato dalla prima comunità cristiana dopo un lungo processo. I vangeli non sono documenti che raccontano la storia di Gesù da un punto di vista scientifico e cronologico, questo è chiaro, ricostruiscono soggettivamente la figura di Cristo agli occhi della fede dei primi cristiani.


2. Ratzinger mette un’altra pietra. Questa volta si tratta della teologia e della ricerca biblica femminista. Afferma “Madre non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio”. In realtà non si comprende una simile esclamazione in un libro sul Gesù storico. È chiara l’intenzione polemica! Dio non è né maschio né femmina, questo è ovvio, ma nella tradizione biblica sono molte le categorie di genere femminile che vengono attribuite a Dio: misericordia (immagine del grembo materno); sapienza; ruah (spirito di vita, soffio vitale, poi lo Spirito Santo della dottrina cristiana). Il lavoro delle teologhe femministe ha portato in evidenza questi aspetti narrativi del genere ricostruendo minuziosamente i sentieri dell’identità femminile nella tradizione biblica. Hanno ricostruito con gli strumenti delle scienze umane, in particolare l’antropologia, le ragioni del patriarcato che ha influito, ovviamente, sul modo di narrare Dio. Ratzinger evidentemente non conosce l’antropologia culturale e con una logica dogmatica, che sfocia nel ridicolo e nel naif, afferma: “Gesù ci ha insegnato a pregare Padre nostro” e non Madre nostra ergo Dio è Padre. Come può un teologo serio non pensare che il modo di narrare Dio, il suo genere, le sue caratteristiche, ecc, dipendano dalla cultura, dall’ambiente, ecc, che ha determinato quella narrazione, e dalla fede ancestrale degli uomini e delle donne? Ratzinger pretende, nella sua dogmaticità, di conoscere Dio ontologicamente, di schematizzare il mistero in una dottrina comprensibile e conoscibile razionalmente. Il mistero può essere conosciuto soltanto lasciandolo irrompere nel quotidiano e nella storia, Dio non possiamo possederlo. Inoltre il teologo tedesco contraddice nuovamente il magistero petrino, papa Albino Luciani (Giovanni Paolo I) aveva affermato che Dio è “Padre e Madre”, questo è un’ulteriore passo indietro che fa provare nostalgia per un papa, come Lucani, che aveva anche affermato durante il suo breve ministero: “sono un povero cristo vicario di Cristo”. Chissà se Ratzinger pensa di essere un povero cristo?


3. Questo libro di Ratzinger costituisce l’atto di morte della teologia (secondo lui). La teologia deve essere ancella della dottrina: deve spiegare e non mettere alla prova, deve rendere comprensibile e non ricercare. Ratzinger dice che l’Anticristo insegna teologia all’Università di Tubinga (qualcuno dice voglia essere un riferimento ad Hans Küng, noi possiamo dire che anche Ratzinger insegnò a Tubinga…).


4. L’affermazione “ognuno sarà libero di contraddirmi” non indica una disponibilità al dialogo e un’apertura al dibattito – così come ha sottolineato il cardinale Schoenborn – ma uno specchietto per le allodole. O, al massimo, di una finzione manzoniana. Di questo si tratta.


Ci sarebbero ancora molti altri punti da discutere. Ma noi non abbiamo letto il libro in questione, questa non è una critica seria, e non lo leggeremo mai perché non ce ne può fregare di meno (se non per i danni che provocherà tra il popolo di Dio). Questo libro è una grossa operazione commerciale, è edito da una casa editrice di divulgazione (non certo di libri di studio), è scritto “semplicemente” per poter arrivare al grande pubblico. I maligni potrebbero pensare che Ratzinger scrive così “semplicemente” per la sua mediocrità, ma in realtà la sua mediocrità come teologo appare soprattutto quando si tratta di affrontare i contenuti. Il papa è riuscito, negli anni, a costruirsi una fama di grande teologo che in realtà non gli appartiene, si vede bene nei suoi scritti, grazie anche all’aiuto di altrettanti mediocri che l’hanno sostenuto in questo: filosofi, esponenti del mondo della cultura, tutte persone che si definiscono laici ma che non esitano, tutti insieme come scimmiette, a partecipare al bacio della pantofola.


Siamo certi però di una cosa: la nostra fede è la fede dei nostri padri e delle nostre madri, dei poveri, dei piccoli, di quelli che sono emarginati e che non trovano posto nelle narrazioni ufficiali. Per questa ragione, che è ragione e fede insieme, senza schemi e volontà di distinzioni, possiamo continuare ad affermare ciò che i padri della teologia della liberazione dichiararono a Meddelin:


“Crediamo in Dio,
creatore di un mondo non ancora finito,
non di un mondo che è così e che così deve continuare,
come se Dio avesse proposto un piano eterno di sviluppo
nel quale noi non possiamo partecipare.


Crediamo in Dio,
che non ha diviso gli uomini in ricchi e poveri,
in professori ed ignoranti, in padroni e schiavi”.

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